Contagio positivo

di Arnaldo Casali

Il Terni Film Festival non lascia: raddoppia. I drammatici sviluppi dell’emergenza sanitaria ci hanno costretto a riscrivere completamente la formula ad appena due settimane dal debutto, ma abbiamo deciso di affrontare questa crisi come un’occasione di crescita. Sia chiaro che se il festival lo abbiamo chiamato “Contagion” è perché lo facciamo con il virus, non nonostante il virus.

Sin dall’inizio della pandemia assistiamo a due modi di affrontare questa situazione, entrambi ottusi e figli della stessa cultura: uno è quello di fermare tutto, cancellare qualsiasi evento e chiudersi nella tristezza, aspettando che passi. L’altro è quello di ripetere che “il virus non ci fermerà” e tentare di continuare la nostra vita normale. Il denominatore comune è l’idea che il virus sia un nemico da combattere, col quale si deve vincere o perdere.

Il nostro è un festival che si occupa di dialogo, abbiamo continuato ostinatamente a parlare di pace anche quando – nel 2015 – alla vigilia dell’inaugurazione ci furono i terribili attentati di Parigi. Ebbene, vogliamo mantenere questo atteggiamento nonviolento anche con il Covid-19: noi non vogliamo combattere contro il virus, noi vogliamo dialogare: sì, vogliamo dialogare con il virus, capire da dove viene e come potrà cambiare la nostra vita.

Questa pandemia non deve abbatterci ma nemmeno lasciarci indifferenti: deve interrogarci e aiutarci a crescere. Per questo sin dalla scorsa primavera abbiamo deciso di dedicare proprio al Contagio la sedicesima edizione di Popoli e Religioni, anche se non immaginavamo certo che il festival si sarebbe aperto proprio nel momento più drammatico della seconda ondata, con il numero dei contagi, dei morti e dei ricoveri che si moltiplica di giorno in giorno mentre si avvicina un nuovo confinamento.

Quella del virus che ci rende migliori è stata finora solo vuota retorica. Quello che sta succedendo oggi ci dimostra tragicamente come la prima ondata non ci abbia insegnato proprio nulla, né ai cittadini, né ai virologi né tantomeno ai politici, perché tutto quello che abbiamo fatto è stato cercare di superarla e dimenticarla nel più breve tempo possibile, per tornare quanto prima alla nostra presunta maledettissima normalità, e ritrovarci – ora – a commettere gli stessi errori che avevamo fatto dieci mesi fa.

Ebbene noi no, noi non vogliamo tornare alla normalità, noi vogliamo fare un festival eccezionale. Non solo non abbiamo cancellato l’edizione 2020, ma non ci siamo arresi all’idea di farne un’edizione in “tono minore”: vogliamo, al contrario, che questa sia l’edizione più bella in assoluto!

Ecco dunque che il Terni Film Festival, dopo quindici anni, stravolge completamente la sua formula approdando online: dal 7 al 15 novembre tutte le opere in concorso potranno essere visionate liberamente sul sito dell’Istess e su quello del festival, mentre sui profili facebook e youtube vanno in onda in diretta gli incontri con gli ospiti, collegati tramite web da tutto il mondo.

Non sarà un surrogato del festival in presenza: vogliamo sfruttare tutte le potenzialità che questa situazione ci offre per fare qualcosa di più; non avendo più limiti di spazio e di tempo abbiamo quindi moltiplicato le opere in concorso. Ogni categoria, infatti, presenta in media il doppio dei film rispetto allo scorso anno. Stessa cosa per quanto riguarda gli ospiti.

Abbiamo rifiutato di mettere limitazioni geografiche alla visione dei film, così come registrazioni e sale virtuali con posti limitati: vogliamo far vedere i nostri film a quante più persone possibile, molte più di quelle che sarebbero potute venire al cinema. Vogliamo che la clausura non solo non ci allontani, ma allarghi la condivisione.

La parola “Contagio”, d’altra parte, ha la stessa radice di “contatto”, e il contatto è il primo passo verso la comunione. Noi vogliamo contagiare il mondo con l’amore per il cinema, in un momento in cui ce ne è disperatamente bisogno.

Resta il fatto che un festival è soprattutto un occasione di incontro: lo schermo televisivo non potrà mai sostituire la sala cinematografica. Per questo motivo in primavera è prevista una “seconda ondata” di festival: Abbiamo rinviato il focus – quest’anno dedicato alla Sabina – gli spettacoli teatrali, i concerti, i convegni, ma anche le premiazioni.

La giuria internazionale, composta da Francesco Salvi, Catherine McGilvray ed Elena Bouryka, quindi, avrà almeno quattro mesi di tempo per valutare le opere, così come le giurie popolari. Ad aprile nel corso della seconda ondata di festival verranno proiettati – insieme ai film fuori concorso (come Contagion di Soderbergh, Abbi fede di Giorgio Pasotti e Bar Giuseppe di Giulio Base) anche i finalisti e i vincitori.

Nella speranza che quella primavera possa non archiviare l’esperienza del Corona, ma averci fatto, finalmente, imparare la lezione, che possa vederci superare l’ottusità che abbiamo dimostrato fino ad oggi, che lasci che questo dramma non attraversi invano le nostre vite ma riesca davvero a rigenerarle. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno.

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