NEL SEGNO DEL DIALOGO

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Il filmfestival popoli e religioni di Terni, giunto alla sua quarta edizione, vuol continuare ad essere un luogo “speciale” per il dialogo tra le culture e le religioni del mondo. Infatti, anche attraverso il veicolo del cinema si può viaggiare nel cuore dei popoli e delle persone e conoscersi meglio per stimarsi di più. E questo è il vero obiettivo del festival, congiunto certamente con l’altro, quello dell’approfondimento del linguaggio specifico di questa settima arte.
Le diverse culture e religioni, se vissute nel rispetto dei diritti umani universali, sono dense di valore e fanno del pianeta Terra un capolavoro policromatico. Solo inserito in questo orizzonte il filmfestival trova il suo senso più pieno.
Ogni anno il Festival propone un focus su un’area geografica del mondo, senza rinunciare comunque a dare espressione alle produzioni cinematografiche delle principali aree della terra: India, Africa, Medio Oriente, America, Europa.
Nella precedente edizione, l’attenzione particolare fu dedicata all’America Latina e alle sue problematiche sociali, politiche e teologiche, drammaticamente rappresentate nella vicenda di vita e di morte di Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, a cui è stato dedicato il film di John Duigan Romero, la cui proiezione costituì il cuore di quel focus.

Quest’anno l’attenzione particolare del Festival è rivolta alla Cina, non tanto perché le recenti Olimpiadi ce l’hanno avvicinata e, per così dire,  portata  via cavo nelle nostre case, quanto piuttosto perché è oggi il continente in più forte espansione e in più rapida trasformazione, attraversato come è da tensioni politiche, culturali, sociali e religiose  di enorme portata, le cui conseguenze interessano  da vicino anche il nostro Occidente. Per questo abbiamo voluto con il Festival offrire una opportunità in più a favore della reciproca conoscenza.

Sappiamo tutti quanto ricca e complessa sia stata la storia della Cina: il suo territorio fu abitato dall’uomo fin da tempi lontanissimi; i ritrovamenti archeologici più antichi risalgono addirittura agli albori della specie umana. Nel corso dei millenni si sviluppò una civiltà poliedrica ed articolata, risultato di numerose interazioni culturali. Profondi mutamenti culturali, sociali ed economici si sono succeduti nei secoli, accompagnati dalla nascita di varie correnti di pensiero legate alle figure di grandi Maestri. Tra questi il più antico e più influente fu Confucio, la cui dottrina ebbe una straordinaria importanza  nel corso della storia cinese.

I primi contatti diretti con gli Europei si ebbero con l’arrivo in Cina, durante la dinastia Ming (al potere dal 1368 al 1644), dei Gesuiti, che riuscirono ad ottenere il favore imperiale al loro ingresso ed insediamento grazie alle loro profonde conoscenze astronomiche, geografiche, cartografiche e matematiche.

I pionieri furono Matteo Ricci e Michele Ruggirei, che nel 1583 ebbero il permesso di stabilirsi in territorio cinese cominciando così a svelarlo agli Europei con i loro scritti. Parallelamente, la loro operosa presenza esercitò una notevole influenza in Cina sullo sviluppo delle idee e delle scienze. E poiché erano italiani, si può dire che il primo dialogo Italia-Cina sia nato con loro!

Oggi, il volto della Cina è profondamente mutato: la fine dell’economia pianificata e la liberalizzazione del mercato con l’imponente sviluppo industriale ne hanno fatto una delle potenze economiche più forti della terra, tanto da farla definire come la Fabbrica del mondo, da collocarsi in relazione virtuale con l’Ufficio del mondo costituito dalla potenza informatica dell’India contemporanea, così da far coniare ai politologi del futuro il nuovo nome del continente “Cindia” che tra breve dovrebbe dominare il mondo.

Questi sopra richiamati sono i motivi che stanno alla base della scelta del focus  della attuale edizione del filmfestival popoli e religioni. Ma da soli non basterebbero, se non si fosse anche in presenza di una interessantissima produzione cinematografica, e di questa il Festival offrirà alcuni pregevoli saggi.

Infine, come ogni anno, anche quest’anno, nell’ottica di una finestra aperta sul mondo, per la giornata di inaugurazione dal festival partirà un messaggio di solidarietà. Nella passata edizione andò ai monaci buddisti della  Birmania e al premio Nobel per la pace  Aung San Suu Kyi, oggi va ai cristiani di Orissa, nell’India Orientale, che in questi mesi  hanno perso la vita sotto i colpi di gruppi fondamentalisti indù. Raccogliamo con commozione il grido dell’Arcivescovo di Delhi, monsignor Vincent M. Concessao che ha detto: “Abbiamo avuto martiri che hanno perso le loro vite e altri che sono stati brutalmente percossi, imprigionati e costretti a vivere sotto costante minaccia e nel pericolo di essere aggrediti, specie nelle zone rurali isolate delle nostre diocesi, dove i cattolici sono poverissimi e pochi di numero. Dove le leggi anti-conversione sono entrate in vigore, come nella regione di Bhopal, l’evangelizzazione è diventata estremamente difficoltosa e anche il lavoro di promozione umana è guardato con sospetto”.

Le storie di violenza, purtroppo si ripetono: anche il Mahatma Gandhi fu ucciso nel 1948 da un fondamentalista indù ostile alla grande apertura e tolleranza del Maestro. Il festival vorrebbe contribuire a scrivere storie di amore.  Una bella pagina di storia  del nostro territorio è proprio quella scritta dai venti anni di gemellaggio della Diocesi di Terni con la Diocesi di Kananga, in Congo,  anni che hanno visto la presenza attiva e fraterna laggiù di tanti nostri concittadini, laici e religiosi. A questo anniversario verrà dedicato un spazio del festival dedicato alla cultura e il cinema africano nel segno della tolleranza, del dialogo, del perdono, della riconciliazione.

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